La Giornata Mondiale per l’Acqua

Costi idrici per il sostentamento umano e Innovazione per sostenere le risorse idriche

Nel 2016 l’accesso all’acqua potabile è un diritto ancora negato per 748 milioni di persone sul nostro pianeta, mentre si stimano 2,5 miliardi di persone che non possono utilizzare strutture e servizi igienico-sanitari. Cifre che potrebbero drammaticamente aumentare.

Ricordiamo che il 22 Marzo ricorre la giornata Mondiale per l’Acqua, un momento di sensibilizzazione per tutte le realtà sociali dall’infanzia alle industrie per lasciare un mondo migliore.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di ridurre gli sprechi d’acqua, il Water Footprint Network ha diffuso la classifica dei cibi con l’impronta idrica più alta. L’indicatore internazionale calcola la quantità di acqua necessaria non solo alla preparazione e alla cottura di un alimento, ma anche quella impiegata durante la coltivazione e la lavorazione dei prodotti agroalimentari, tenendo conto della disponibilità d’acqua nella zona di produzione.

Al primo posto della classifica dei cibi che “costano” più acqua nel loro ciclo produttivo, dal campo alla tavola, troviamo il tè: per un chilo di tè servono circa 8.860 litri di acqua, in media 30 litri per ogni bustina da 3 grammi. Seguono la carne di maiale a quota 6 mila litri per chilo e il riso a 2.500 litri.

Frutta e verdura hanno un impatto inferiore, ma comunque rilevante. Basti pensare che per portare in tavola una singola mela del peso di 150 grammi sono necessari 125 litri di acqua. Un litro di succo di mela ne richiede 1.140. Se passiamo dal vegetale all’animale troviamo forti rincari: per 1 kg di carne di manzo servono quasi 16.000 litri di acqua, se si tiene conto delle quantità di vegetali di cui si nutrono.

alimenti costosi

Anche gli alcolici hanno un’impronta idrica molto alta. Un bicchiere di birra richiede l’impiego di 74 litri di acqua, mentre per degustare un singolo bicchiere di vino è necessario impiegarne ben 110.

Piatti che richiedono più ingredienti, come una pizza margherita, arrivano a costare 1.216 litri. Per la pasta si spendono circa 1.920 litri di acqua per ogni chilo… senza contare quella di cottura!

 

Parliamo ovviamente di acqua dolce ed il nostro pianeta, ricoperto per il 70% da acqua, vanta solo un 2,5% di acqua dolce  per le sue risorse idriche. Percentuale destinata a scendere a causa dello scioglimento dei ghiacciai e della contaminazione delle falde causata dall’agricoltura intensiva.

Focalizzandoci sul piccolo, vediamo che in media ogni giorno una persona consuma in media circa 140 litri di acqua potabile,( fonte: www.centroconsumatori.it) così ripartite:
bere e cucinare: ca. 3 litri
irrigazione: ca. 5 litri
lavaggio stoviglie: ca. 8 litri
cura del corpo: ca. 8 litri
pulizie e lavaggio auto: ca. 10 litri
bucato: ca. 17 litri
doccia e bagno: ca. 42 litri
WC: ca. 45 litri

Quali metodologie a sostegno dell’acqua

tecnologie per le risorse idriche

 

 

In questo quadro molto vario, ci sono settori della tecnologia e dell’innovazione che portano un aiuto per trovare adeguate modalità per utilizzare meno acqua o per riuscire a recuperare quella piovana e quella utilizzata nelle pratiche quotidiane, oppure per produrla laddove alcuni meccanismi si fossero modificati:

 

 

  • Geo-ingegneria– sono tecniche volte a modificare il clima in modo artificiale ed istantaneo, soprattutto per avere piogge laddove l’acqua scarseggia. Si basano soprattutto sull’irroramento di nuvole con particolari sali (ioduro d’argento), che possono renderle più dense tanto da schermare i raggi solari e aumentare la piovosità. Attualmente esistono tecniche che prevedono l’utilizzo di laser che ionizzano le particelle di ossigeno e azoto presenti nell’atmosfera, creando nuclei di condensazione naturali.
  • Desalinizzazione– basato sul processo di osmosi inversa che richiede un pre-trattamento, per migliorare il funzionamento delle membrane che realizzano l’osmosi, una fase successiva di rifinitura per rendere l’acqua adatta all’uso specifico e un’ultima fase di smaltimento della salamoia.
  • Processi di purificazione chimico-solari– si tratta di una recente scoperta del giovane  Deepika Kurup,  che utilizza la luce solare per trasformare chimicamente ossido di titanio e ossido di zinco, e produrre radicali in grado di attaccare e distruggere alcuni tipi di batteri nocivi attivando il processo di disinfezione dell’acqua.
  • Tecnologie per il recupero delle acque grigie – create per sistemi biologici e non biologici. Quelli biologici si basano sulla capacità di particolari microrganismi, di eliminare la sostanza organica biodegradabile che viene digerita. Si trovano ad esempio impianti da installare all’interno degli edifici o impianti di fito-depurazione che vanno posti all’esterno. Per i sistemi non biologici si utilizza la filtrazione (a sabbia, micro-filtrazione, nano-filtrazione, ultra-filtrazione) e lo stoccaggio, in serbatoi dotati di agenti battericidi o di lampade UV per ridurre la carica batterica.
  • Tecnologie per il recupero delle acque piovane – si va dai sistemi semplici come dei barili che raccolgono l’acqua, a quelli più complessi in cui l’acqua viene raccolta dal tetto e convogliata in un serbatoio interrato, dal quale viene poi ridistribuita, in una rete specifica e usata per il giardino, per la lavatrice o per i bagni.
  • Riduzione dei consumi idrici usati per l’agricoltura –  è l’attività che incide maggiormente nel bilancio idrico, tanto che il 60% dell’acqua mondiale disponibile, viene sfruttata in questo settore. Esistono per fortuna tecniche e tecnologia per ridurne i consumi. Si va da pratiche come l’inerbimento interfilare e controllato all’anticipo dell’epoca di semina, per passare a sistemi di irrigazione che implicano le realizzazione di reti intubate ad alta efficienza o a sistemi di irrigazione a pioggia o di micro-irrigazione, fino a metodi di recupero e riciclo dell’acqua.
  • Controllo automatico delle perdite nelle reti idriche – software creati per fornire un sistema di monitoraggio delle perdite automatico, fisso; i sensori  applicati in vari punti della rete trasmette i dati ad un centro di controllo. La raccolta cumulativa dei dati permette di individuare piccole o grandi perdite e di provvedere quindi alla riparazione.

Certamente le ricerche in questo campo si fanno sempre più serrate considerando le stime dei costi al 2050. Intanto possiamo partire da noi. Siamo chiamati a progettare ambienti sostenibili, secondo metodiche di risparmio e rispetto verso le sorgenti e le risorse idriche, favorendo cicli di riutilizzo e calcolo preventivo dei costi per prevenire gli sprechi di oggi e di domani.

Ognuno può fare la differenza.

sensibilizzazione aziendale

 

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